Carlo Unia 10-3-1906 20-3-1990
Il tempo che scandisce il ritmo dell'umana esistenza, con gioia mi concede oggi la possibilità di salutare imiei fratelli Centauri di tutte le generazioni.
Felicemente mi presento a Voi, sono Carlo Unia nato il 10 marzo 1906 nella reale città di Torino da Biagio, per gli amici Antonio, e da Maddalena. Trascorro la mia giovinezza a Torino, città a cui la mia famiglia è legata per il fatto che numerosi sono stati membri delle guardie reali dei Savoia e anche alcuni miei antenati sono stati musicisti, artisti e intellettuali di corte (come Giuseppe Unia, 1818-1871, un musicista, pianista e compositore italiano, noto per essere stato il "pianista compositore di Corte di S.M. Il Re d'Italia" sotto Vittorio Emanuele II). Sempre a Torino mi sono diplomato nel 1925 all’Istituto Tecnico “Gennaro Sommeiller” nella Sezione Fisico-Matematica. Successivamente, richiedendo di ritardare il servizio militare, ho frequentato con successo nell'anno scolastico 1925-26 il 1° Corso del Biennio Fisico-Matematico presso il Regio Istituto di Ingegneria di Torino.
Fu proprio il mio eccellente rendimento negli studi a farmi sentire il richiamo del volo, forse suscitato dai tanti libri di scuola e romanzi che avevo avuto modo di leggere e che decantavano la bellezza e la mitologia del nuovo mezzo volante come esempio di modernità, eroismo e rapidità d’azione (in quegli anni nasceva la SISA, Società Italiana Servizi Aerei, ed iniziava ad effettuare voli di collegamento tra Torino e Trieste ed il 1 aprile 1926 proprio a Torino fu inaugurato il primo servizio di trasporto aereo regolare in Italia).
Così ho voluto partecipare al Concorso Straordinario del 1926 per l’ammissione all’Accademia Aeronautica con il Corso Centauro (per voi: primo) ed entrando in Accademia direttamente al 2° anno di Corso, il 7 agosto 1926.
Ho frequentato l’Accademia con ottimi risultati sia per senso di disciplina e forma militare e negli studi mi sono distinto per impegno e volontà, ma soprattutto perché ero molto curioso e cercavo di apprendere ogni nuova nozione, mi piaceva lo sport e mi applicavo in tutte le discipline ginniche, come la scherma ed equitazione, distinguendomi nelle varie competizioni sportive dell’Aeronautica (per esempio quella svolta dalla 3^ ZAT nel 1929) a cui partecipavo in rappresentanza del mio Corso. Così ho concluso brillantemente il mio percorso accademico con la votazione di 17,15/20mi e risultando 2° su 36 frequentatori.
Una volta assegnato alla scuola di volo,come allievo-pilota mi sono ancora una volta distinto, riuscendo a conseguire, prima di tutti gli altri colleghi del mio corso, il brevetto di Pilota di Aeroplano e, subito dopo, quello di Pilota Militare il 31 luglio 1929. Nel volo riuscivo facilmente a mettere in pratica tutte le manovre che avevo studiato nei minimi dettagli e che provavo e riprovavo mentalmente a terra, per questo son riuscito a completare il programma di addestramento al volo in breve tempo, il volo mi faceva sentire libero e felice, era veramente la mia passione.
Subito dopo sono stato assegnato al mio primo reparto di volo, il 19° Stormo Ricognizione Bombardamento e Caccia a Venaria Reale ed iniziai la mia vita operativa impegnandomi in tutti i campi. Nella disciplina ero impeccabile, studiavo fino a notte fonda per conoscere perfettamente tutte le norme e i regolamenti della vita militare, le procedure e le tecniche di volo che applicavo con naturale padronanza nel pilotaggio, inoltre continuavo a praticare la scherma e l’equitazione mantenendomi sempre allenato. Anche lo studio delle lingue mi teneva a lungo impegnato ed imparai in modo eccellente il francese (come ogni buon piemontese), il tedesco e l’inglese. Infine, pian piano, nell’ambito della 40^ Squadriglia alla quale ero stato assegnato in qualità di Ufficiale addetto all’ufficio comando sono stato anche notato per le mie qualità di educatore ed istruttore, che esercitavo con naturalezza per il personale posto alle mie dipendenze, sul quale avevo un forte e apprezzato ascendente.
Nel 1930 vengo trasferito al 7° Stormo Aeroplani da Bombardamento di Lonate Pozzolo e lì vengo particolarmente apprezzato come studioso ed eccellente conoscitore dei regolamenti, che applico in modo intelligente; grazie alle mie spiccate capacità comunicative riesco a svolgere la mia funzione di istruttore professionale di volo con ottimi risultati e il personale dipendente mi apprezza per la mia autorevolezza, la precisione e lo scrupolo con cui affronto ogni situazione. Svolgo in quel periodo un’intensissima attività di volo e mi propongo volontario per le prove dei nuovi paracaduti facendo numerosi lanci. Per velocizzare i tempi, con i miei colleghi di lancio partivamo sdraiati sulle ali degli aeroplani, aggrappati a delle apposite maniglie che avevamo fatto installare sul dorso delle ali. In questo modo, poco dopo il decollo e la salita in quota eravamo già pronti e ci lasciavamo cadere provando i vari tipi di paracadute.
In quel periodo ho partecipato a qualsiasi attività con entusiasmo e dedizione, così per la mia partecipazione alla Giornata dell’Ala del 1932 ricevo un vivo elogio del Comandante di Stormo.
A Novembre del 1932 vengo trasferito a Caserta, in Accademia, dove svolgo brillantemente le funzioni di “Ufficiale istruttore addetto ad un Corso e alle istruzioni pratiche”e sono ritenuto un valido esempio per tutti gli allievi sia per preparazione tecnico professionale e sia per la mia dedizione all’approfondimento e allo studio di qualsiasi problematica.
Nel giugno del 1934 sono trasferito al 3° Stormo Caccia di Torino Mirafiori, dove svolgo l’incarico di Comandante Interinale dell’83^ Squadriglia durante le esercitazioni delle Manovre militari del 1934 e dove mi sono distinto per aver spronato i miei dipendenti con giusto criterio di slancio e con l’esempio personale.
A novembre del 1934 raggiungo Milano presso il Comando della 1 ZAT con l’incarico di Aiutante di Volo del Comandante, che svolgo come di consueto con zelo e passione.
Dopo aver ricevuto dalle Superiori Autorità il necessario atto di assentimento al matrimonio, mi sono sposato nel 1935 con Paola e dal nostro matrimonio ben presto sono nati Paolo e Laura.
A fine anno del 1935 vengo scelto per partecipare alla missione aeronautica italiana in Cina, preceduto circa una anno prima dal paricorso Andrea Zotti; così mi imbarco dal porto di Napoli alla volta di Nanchang verso questa antica ed affascinante civiltà; il Governo italiano si era offerto di addestrare e ricostituire la forza aerea ed io ero stato nominato per l’appunto Capo Istruttore della Scuola di Osservazione Aerea, affidandomi un intero corso di osservatori cinesi.
Anche questo è stato un periodo ricco di soddisfazioni, ove sono emerse le mie doti e le mie capacità di Pilota e di Istruttore partecipando attivamente alla stesura dei programmi addestrativi ed organizzando la scuola di volo, forte della mia esperienza presso l’Accademia di Caserta e presso il 7° Stormo. Durante tutta l’attività addestrativa non abbiamo avuto incidenti di volo gravi e siamo riusciti a creare solide fondamenta per la futura Aeronautica Cinese, e nel maggio 1937 consegnai ufficialmente all’equipaggio del 13° Squadron sul campo d’aviazione di Nanchang il primo S.81-B pronto per l’impiego operativo.
Dopo due intensi anni di missione in Cina ho fatto rientro in Italia a fine novembre 1937, sono stato assegnato al Comando della 1^ Squadra Aerea a Milano e promosso Maggiore per merito straordinario.
Fino a dicembre 1938 ho svolto il mio incarico di Ufficiale addetto alle Operazioni, Addestramento e Mobilitazione sempre con impegno e massima scrupolosità e per questo ricevo un encomio (30 dicembre 1938) dal Comandante Generale di Squadra (Gen. Porro).
Successivamente vengo assegnato al 10° Stormo Aeroplani da Bombardamento e con il grado di T.Col. assumo il Comando del 32° Gruppo Bombardamento Terrestre, preoccupandomi subito di addestrarlo e prepararlo al meglio al periodo di guerra che è alle porte. Così, non appena viene dichiarata la guerra, il mio gruppo viene rischierato in Cirenaica, partecipando attivamente alle attività belliche. Io ero sempre in testa ai miei equipaggi, ai quali sono riuscito ad infondere forza e fiducia fornendogli uno straordinario esempio di coraggio ed iniziativa, anche quando le condizioni ambientali e le circostanze belliche non erano delle migliori. Per questo sono stato ritenuto degno della Medaglia d’Argento al Valor Militare (operazioni 14 giugno - 15 luglio 1940) e di una Medaglia di Bronzo al Valor Militare (operazioni luglio – agosto 1940).
Rientrato in Italia con il 32° Gruppo vengo nominato Comandante del 1° Nucleo Aerosiluranti presso Gorizia e in questa veste mi sento a mio agio, mi dedico anima e corpo allo studio della nascente specialità aerea e redigo personalmente i programmi addestrativi degli equipaggi di volo e degli specialisti, sviluppo le nuove procedure di impiego dei sistemi di puntamento e apporto ai siluri delle modifiche di funzionamento per incrementarne l’efficacia. Per tutto questo ricevo un encomio dal Comandante della 2^ Squadra, ma la principale soddisfazione l’ottengo con la progettazione e la realizzazione, in collaborazione con il Tenente di Vascello (Oss.) Giovanni Marazio (Ufficiale della Marina facente parte degli equipaggi di volo aerosiluranti), di un nuovo sistema di puntamento siluri per aeromobili, denominato “grafometro”, da impiegarsi a bordo degli S.79 e che viene ben presto adottato su tutti i velivoli aerosiluranti con grande soddisfazione degli equipaggi di volo. Inoltre, mia moglie era di Gorizia e lì c’era tutta la sua parentela che ci aiutava per ogni nostra esigenza e io potevo dedicarmi maggiormente alle problematiche professionali che dovevo fronteggiare in quei gravi tempi di guerra.
Nel 1941 assumo il comando del 1° Nucleo Addestramento Aerosiluranti sempre con base a Gorizia. Oltre a gestire l’attività addestrativa e a proseguire l’attività di studio e sperimentazione della specialità aerosiluranti, vengo chiamato direttamente dallo Stato Maggiore Aeronautica per organizzare ed effettuare numerose azioni di guerra e in un’occasione, al comando del mio Gruppo speciale, riesco ad affondare un’unità navale di grandi dimensioni: ciò mi è valso il riconoscimento di un’altra Medaglia d’Argento al Valor Militare (24 giugno 1943), oltre ad un altro encomio del Comandante della 2^ Squadra Aerea (Gen. Porro). Tra le numerose azioni di guerra ho svolto quelle particolari contro le unità navali nemiche presso Alessandria d’Egitto, Algeri e Gibilterra. Proprio per effettuare i raid su Gibilterra mi rischierai nel luglio 1943 con il 1° Nucleo Aerosiluranti a Salòn en Provence di cui assunsi il Comando italiano dell’aeroporto e presso cui vi era la presenza di diverse unità dell’esercito tedesco, che presidiava capillarmente il sud della Francia.
E’ proprio lì che la sera dell' 8 settembre 1943 ascolto alla radio l’annuncio dell’armistizio; per prima cosa, da buon comandante, penso ai miei uomini e non riuscendo a comunicare con i Comandi Superiori mi sono recato nell’accampamento militare italiano e ho informato tutti dell’armistizio, ordinando di distribuire le poche armi disponibili alla popolazione francese (che le passerà alla Resistenza) e suggerendo, a chi volesse, di allontanarsi in abiti civili.
Subito dopo il comandante tedesco dell’aeroporto mi convoca per chiedermi se volevo collaborare con loro e continuare la guerra oppure essere ritenuto un nemico alla stessa stregua dell’attuale governo italiano e della Casa Reale dei Savoia. Il mio attaccamento alla Patria e la fedeltà che generazioni di miei antenati avevano sempre dimostrato alle istituzioni piemontesi e poi italiane non mi consentirono di accettare qualsivoglia collaborazione con i tedeschi. Pertanto, il 9 settembre 1943 fui fatto prigioniero e processato anche per aver fatto propaganda antitedesca al mio personale dipendente quando ero riuscito ad incontrarlo (fatto che era stato denunciato ai tedeschi da 5 sottufficiali, tra cui c’era un nipote di Mussolini), così venni condannato a morte con un processo sommario e rinchiuso per 4 mesi a Marsiglia, dopodiché fui trasferito come prigioniero di guerra nel Lager 64/Z di Schokken, in Polonia, dove arrivai il 14 gennaio 1944.
Nel campo di prigionia ero in compagnia di numerosi Generali italiani delle varie Forze Armate che, come me, non volevano combattere a fianco dei tedeschi. Così, ho passato un anno di prigionia tra stenti, privazioni e vessazioni di ogni tipo, a cui sono riuscito a sopravvivere grazie al mio amore dello studio dei regolamenti e delle procedure del campo di prigionia, che non erano ben conosciuti neanche dalle guardie e poi la volontà di mantenermi sempre in buona forma fisica e di curare la preparazione militare. Avevo infatti organizzato un programma di addestramento teorico e così venivano impartite lezioni su varie discipline militari e scientifiche per tutto il personale italiano recluso.
Infine, la mia capacità comunicativa e la conoscenza delle lingue (in primis del tedesco) mi hanno consentito di superare prove veramente ardue (dagli interrogatori, alle malattie, alla fame e al lavoro forzato).
Quando, nel gennaio 1945, l’esercito tedesco ripiegava inesorabilmente dalla Polonia, anche i Lager dovevano essere sgomberati trasferendo i prigionieri in Germania. Così il 20 gennaio 1945 iniziava la marcia di trasferimento dei prigionieri di Schokken e durante la marcia forzata numerosi sono stati i prigionieri fucilati dalle guardie perché non ce la facevano più a camminare oppure tentavano la fuga. Dopo qualche giorno di marcia, anche io iniziai a propendere per la fuga poichè i polacchi cercavano di aiutare i prigionieri in difficoltà osteggiando le guardie tedesche. Così durante una sosta a Rosko, una donna polacca ci ha offerto del cibo, dicendoci che può nasconderci in casa sua. Ho convinto il Gen.B. Arena (Esercito) ed il Gen.D.A. Briganti ad unirsi a me ed eludendo il controllo delle guardie ci siamo rifugiati a casa del contadino indicatoci da quella donna.
Purtroppo, mentre io mi ero allontanato approfittando del buio della sera per provare a ricevere notizie da radio Londra con una apparecchiatura esistente in una casa vicina, un’avanguardia di due soldati russi hanno scoperto i due poveri Generali, conducendoli in strada dove li fucilarono sommariamente alla luce di una torcia elettrica, andando poi e via. Il Gen.B. Arena muore immediatamente, mentre il Gen.D.A. Briganti rimane ferito di striscio (orecchio e gola) e abbandonato solo in strada riesce a riportarsi nella stanza della casa, ma nuovamente viene raggiunto dai due russi tornati indietro per rubare le mostrine dalle loro divise e che gli sparano ancora due colpi di cui uno raggiunge la mano destra posta a protezione della testa (l’altro colpo lo sfiora) e, ancora una volta, si salva fingendosi morto.
Quando ho fatto ritorno nella stanza, ho trovato il povero Generale malconcio ma vivo e gli presto tutte le cure che posso, restandogli vicino fino al nostro rientro in Italia nell’ottobre del 1945 dopo una lunghissima marcia e numerosi ostacoli dovuti alla guerra ancora in corso e alla nostra posizione di prigionieri dei tedeschi, ma di fatto ex nemici dei russi. Questo mio gesto mi valse un’altra Medaglia d’Argento al Valor Militare concessami nel 1954.
Sono riuscito a rientrare in Italia il 6 ottobre 1945, arrivando a Gorizia e rivedendo finalmente la mia Paola e i miei figli Paolo e Laura che erano molto cresciuti. Purtroppo questo momento fu funestato dalla notizia che molti famigliari di mia moglie erano stati sequestrati dalle milizie di Tito e da allora non fecero più ritorno a casa.
Appena rientrato nei ranghi della Forza Armata sono stato nominato Comandante del Centro di assistenza personale di Gorizia per ricostituire, dalle forze sbandate che facevano ritorno a casa, i nuovi reparti dell’Aeronautica.
Promosso Colonnello per meriti di guerra e grazie alle mie doti comunicative e di conoscenza delle lingue straniere, sono stato qualificato come Addetto Militare Aeronautico e inviato presso l’Ambasciata italiana a Lisbona dove ho svolto una incessante opera diplomatica, coinvolgendo le delegazioni di tutto il mondo, per riabilitare il prestigio delle nostre Forze Armate uscite rovinosamente dal conflitto 1940-45. Devo doverosamente aggiungere che in questo mio lavoro diplomatico sono stato affiancato e supportato dalla mia amata consorte Paola che, forse meglio di me, ha saputo coinvolgere i familiari delle autorità civili e militari delle altre nazioni creando un clima di cordialità di fiducia e di rispetto reciproco. Per questo ho ricevuto un elogio dal Segretario Generale del Ministero Difesa Aeronautica (Gen. Porro) e poi un encomio dal Segretario Generale del Ministero Difesa Aeronautica (Gen.S.A. Briganti, mio compagno di prigionia).
Successivamente vengo inviato negli U.S.A., per riaprire e organizzare l’Ufficio dell’Addetto Militare Italiano presso l’Ambasciata a Washington: in questo contesto mi prodigo per studiare e conoscere l’organizzazione aeronautica, militare e civile, dei paesi alleatia e fornendo un’infinità di informazioni e suggerimenti ai competenti organi e istituzioni italiane in Patria. Inoltre mi son dato da fare per riuscire ad ottenere dalle Forze Aeree statunitensi aiuti militari, come materiale definito di “surplus”, velivoli ancora operativi e svolgimento di corsi di specializzazione e di formazione per il nostro personale aeronautico. Infine, ho avuto l’onore di avviare la fase formativa degli organi gestionali del Patto Atlantico che hanno permesso all’Italia di entrare a far parte della NATO come uno dei Paesi fondatori dell’alleanza. Per questo mio lavoro ho ricevuto un encomio dal Capo di Stato Maggiore della Difesa (Gen.C.A. Trezzani).
Nel 1950, promosso Gen.B.A., rientro allo SMA come Capo del 1° Reparto e Capo Ufficio del Patto Atlantico, incarichi che svolgo con la consueta dedizione e passione, forte della mia consolidata esperienza. Per questo vengo particolarmente apprezzato ed elogiato dal Capo di SMA (Gen.S.A. Urbani).
Nel 1955, con il grado di Gen.D.A., vengo nominato Vice Comandante del Comando Forze Aeree Alleate Sud Europa a Bagnoli, ma quando arrivo a Napoli-Capodichino vengo a sapere che lì in aeroporto presso la Squadriglia i cui velivoli erano adibiti all’addestramento dei piloti italiani assegnati ad Airsouth, c’è uno dei sottufficiali che mi avevano denunciato ai tedeschi l’8 settembre del 1943. Non volli vederlo, mi accontentai di chiederne al Ministero il trasferimento ad altro Reparto in modo da evitare un eventuale suo incontro.
Anche presso il Comando Nato di Bagnoli ho saputo farmi apprezzare per le mie qualità e mi sono affermato come eccellente Comandante a livello internazionale.
Successivamente rientrato in Forza Armata ho svolto incarichi di prestigio presso lo SMA e nel 1957 sono stato promosso Gen.S.A. e nominato Direttore Generale dei Servizi (n.d.c.: segreti). Negli anni successivi ho svolto l’incarico di Comandante della 3^ Regione Aerea a Bari, poi Presidente del Comitato Militare Tripartito (Italia-Francia-Germania) e, nel 1966, sono transitato nella posizione di Congedo in Ausiliaria. Sono stato richiamato in servizio per sei mesi, nel 1968, quale membro della Commissione d’inchiesta Lombardi.
Anche dopo che ho lasciato la divisa, ho continuato a coltivare le mie passioni per lo studio e la conoscenza, fedele ai versi che il poeta Dante Alighieri fa pronunciare nella Divina Commedia ad Ulisse (eroe-guerriero che non si arrende alle difficoltà ed è sempre alla ricerca di nuove avventure): “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”, con cui ci fa capire che il sapere è l’arma migliore per affrontare con coraggio ogni sfida od ostacolo che si frapponga al nostro libero cammino verso la felicità.
Per questo, ho scritto "Storia degli Aerosiluranti" e, fino alla fine in quel 20 marzo del 1990, ho continuato a scrivere articoli di carattere tecnico su varie riviste e giornali militari, per tramandare alle generazioni future le conoscenze e le esperienze di un periodo travagliato della nostra storia aeronautica, al fine che possano far tesoro degli errori, affrontando al meglio le sfide future.
Inoltre, in occasione del Trentennale della Resistenza e della fine della Guerra di Liberazione
(1975), ho voluto raccontare in "Lager 64/Z di Schokken" le disavventure dei prigionieri di guerra che si sono opposti come potevano, pagando spesso a caro prezzo la loro scelta a difesa della libertà delle future generazioni e della nostra amata Patria, affinché il loro ricordo ci renda sempre orgogliosi di essere militari italiani.
Viva l’Italia, Viva l’Aeronautica Militare, Viva i Centauri di ogni tempo, Carlo Unia.
Insignito/decorato delle seguenti medaglie/ricompense:
Croce di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia - 1935;
Medaglia Militare Aeronautica di Lunga Navigazione Aerea (Bronzo) - 1936;
Distintivo d'onore di ferita in servizio - 1939;
Medaglia d’Argento al Valor Militare - 15 luglio 1940;
Medaglia Militare Aeronautica di Lunga Navigazione Aerea (Argento) - 1941;
Medaglia di Bronzo al Valor Militare - 21 marzo 1943;
Medaglia d’Argento al Valor Militare - 24 giugno 1943;
Croce al merito di Guerra 1^ concessione - 17 giugno 1946;
Croce al merito di Guerra 2^ concessione - 18 giugno 1946;
Medaglia Militare Aeronautica di Lunga Navigazione Aerea (Oro) - 1946;
Distintivo per la promozione a Colonnello per meriti di guerra - 9 maggio 1947;
Croce al merito di guerra - 31 marzo 1952;
Distintivo della guerra 1940-43 con due stellette - 10 novembre 1953;
Distintivo della guerra di liberazione con due stellette - 10 novembre 1953;
Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana - 1954;
Medaglia d’Argento al Valor Militare - 1954;
Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana - 1954;
Medaglia Mauriziana al merito di dieci lustri di carriera militare - 1959;
Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana - 1960;
Ufficiale della "Legion of merit" conferita dal Presidente degli Stati Uniti d'America - 21 agosto 1951;
Riconoscimento della partecipazione alle operazioni di guerra con Aerosiluranti sul fronte Italo-Yugoslavo e nel Mediterraneo.